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STREGHE E MERCANTESSE

IL SORGERE DEI COMUNI e il maturarsi dei loro istituti consente rapidi sviluppi alle categorie degli artigiani, dei mercanti, degli usurai che si chiameranno banchieri; ma aggrava la soggezione del contado e delle donne.
I coltivatori liberi o a contratto, assoggettati alle oligarchie cittadine, perdono via via i vantaggi conquistati durante i secoli precedenti, e i servi della gleba vengono affrancati solo nominalmente, senza riuscire a recidere i legami di subordinazione verso i padroni antichi e nuovi.
In piú sono ora sorvegliati da una comunità che chiede nuove tasse e nuovi servizi, aggiunti a quelli tradizionali.
Per ciò che riguarda le donne, il diritto canonico viene applicato in maniera piú efficiente e generale: non solo la donna non può far parte dei Consigli e dell'amministrazione, ma nemmeno delle associazioni, corporazioni o ghilde di artigiani o professionisti.
Le tessitrici, le merlettaie, le sarte, le pagliarole e cestare, le erboriste e farmaciste, le pescivendole e le ortolane che vendono direttamente la verdura, le barbiere equiparate alle prostitute ecc. non possono pretendere a nessuna protezione giuridica, come il grandissimo stuolo delle domestiche e delle serve.
Anche le numerose medichesse che hanno ottenuto dalle università di Salerno, Napoli o Bologna la lettera-patente di abilitazione per le malattie interne, e le ancora piú numerose chirurghe che hanno superato l'esame di chirurgia e fatto pratica negli ospedali, non possono iscriversi all'"arte" dei medici-chirurghi e, per quanto molto ricercate e spesso piú brave dei loro colleghi maschi, sono giuridicamente prive di autonomia e equiparate alle infermiere.
La donna non ha nessuna indipendenza patrimoniale: la sua dote viene amministrata dal marito, e non può accampare pretese alla eredità paterna se vi sono dei fratelli; se non ci sono, si fanno avanti altri congiunti maschi a reclamarla.
Nell'assetto feudale, una donna poteva anche diventare sovrana ed esercitare il potere politico; nell'assetto comunale, è impossibile che diventi podestà o capitano del popolo.
Il turpiloquio cristiano contro la femmina si generalizza, e la donna normale è bersaglio di sarcasmi e di offese da parte di tutto il sistema di valori culturali; per colpirla meglio, le si contrappone una donna impossibile, vergine angelicata o platonica ispiratrice di poeti.
Se è madre, sarà serva non solo di suo marito, ma anche del figlio neonato purché, come Gesú sia fornito di coglioni.
L'ipotesi che lo spirito santo avrebbe potuto ingravidare la madonna di una femmina non si pone nemmeno.
Anche l'atteggiamento del vangelo verso l'adultera e la prostituta, d'altronde tutto teorico e contraddetto dalle leggi, è puramente paternalistico, e rientra in quel concetto di carità e di beneficenza che presuppone una divisione permanente tra ricchi e poveri, tra potenti e sfruttati, tra chi può elargire (se ne ha voglia: se non lo fa non succede niente) e chi è costretto ad accettare l'elemosina con gratitudine servile.
Nel XIV secolo la crescita delle città, dove si accumulano ricchezze immense attingendo alle riserve agricole e succhiando il sangue alle campagne, comincia a far sentire i suoi effetti sul mondo contadino.
Il moto dei grandi dissodamenti e del recupero delle terre incolte, lo sviluppo delle forze produttive agricole grazie agli spazi di autonomia che avevano conquistato nell'alto medioevo, gl'insediamenti rurali s'impoveriscono o vengono abbandonati, sopravvengono le grandi carestie e le grandi pestilenze.
La prima ondata di "morte nera", dal 1348 al 1351, distrugge, secondo i calcoli piú accurati, almeno un terzo della popolazione nell'Europa occidentale; ci vorranno due secoli per raggiungere gli stessi livelli demografici.
La decadenza dell'agricoltura e le calamità che ne conseguono creano all'interno delle società europee vasti strati di emarginati e di vagabondi, senz'arte né parte, senza lavoro né casa, braccati e affamati, uomini e donne che rischiano la vita per rubacchiare un grappolo d'uva o una manciata di grano al contadino, ma che si legheranno ai contadini nei loro movimenti insurrezionali.
Dalle "jacqueries" francesi iniziate nel 1356 alla grande guerra contadina della prima metà del '500, che dalla Germania scende in tutto il Veneto, da Fra Dolcino in Piemonte alle rivolte del contado dell'Italia centrale nel '400 alle sommosse della Puglia e del napoletano, il mondo contadino tenta di uscire dalle intollerabili strettoie di un sistema che lo sfrutta all'ultimo sangue, e viene ferocemente represso dagli Stati impegnati in interminabili guerre di devastazione, da quella dei Cento anni a quella dei Trent'anni.
È in questo quadro che comincia la caccia alle streghe.
Chi erano in realtà queste donne che oggi ci parlano soltanto attraverso gli atti dei processi montati con la tortura e con la frode, distorti dal raptus maniacale dei magistrati e degli aguzzini? Quali forze sociali e culturali intendeva annientare la classe dominante cristiana con questa efferata persecuzione, dalla strage ordinata da Giovanni XXII contro le incantatrici e i negromanti della Sibilla appenninica, al Malleus Maleficarum (maglio per le streghe) 22 d'Innocenzo VIII, dal rogo di Giovanna d'Arco agli ultimi roghi di streghe nei paesi anglosassoni, quando già fiorisce l'epoca industriale? Che nessi vi sono tra il fenomeno delle streghe e le guerre contadine, tra la caccia alle streghe e il colonialismo razzista e schiavista dopo la "scoperta" di altri continenti? In che modo la Compagnia di Gesú, dopo il concilio di Trento, lancia la campagna di "evangelizzazione" delle masse rurali, constatando che in buona parte sono rimaste completamente estranee al cristianesimo, e che il tempio mitreo di Sutri o quello di Saturno in Valcamonica non hanno mai cessato di funzionare? La ricerca di un capro espiatorio è una componente costante del potere di una minoranza sfruttatrice per deviare l'attenzione delle masse dai responsabili delle sue sciagure, e indirizzarla su falsi scopi.
In un'Europa dove oramai si era affermata la cultura cristiana (salvo che nel mondo rurale analfabeta e socialmente emarginato) e dove perciò la misoginia e il piú barbaro patriarcalismo erano diventati morale corrente, tutto puntava a riversare sulla donna il ruolo espiatorio.
Teoricamente avrebbe dovuto essere il diavolo; ma il diavolo non si vede e non si afferra, e occorreva una sua proiezione umana da castigare esemplarmente sotto gli occhi delle folle.
Le depositarie dell'antica cultura comunitaria, dei culti rurali della fertilità e della riproduzione, le guaritrici e le ricercatrici di erbe medicinali e di droghe che aiutavano i contadini a sopravvivere, le veggenti e le mediatrici col sovrannaturale animistico, si prestavano benissimo allo scopo, purché si bollassero come eretiche e si accusassero di commercio col diavolo.
Il diavolo, con la cultura contadina, non ci entrava per nulla; era un concetto metafisico e scolastico, elaborato dai dottori della chiesa dopo l'undicesimo secolo.
Ma non era difficile, con tratti di corda e ferri roventi nelle carni, far dire a qualsiasi donna, magari trascinata li in perfetta malafede, che nelle notti del sabba aveva placato la sua inestinguibile lussuria femminile con coiti diabolici.
Nei verbali degli interrogatori, condotti con largo uso di tortura, la frase piú frequente è questa: "Dirò tutto quello che volete, ma sospendete il tormento".
La classe dominante non ammetteva concorrenza in quella che era una delle chiavi di volta del suo potere: la mediazione con invisibili superpoteri, la gestione della divinità.
Peggio ancora quando questa concorrenza prove niva da donne, la cui subordinazione all'uomo era un altro pilastro dell'autorità.
Le "streghe" non erano casalinghe obbedienti e devote, e godevano negli strati popolari di un prestigio superiore a quello dei rappresentanti della religione ufficiale: anche gli uomini si recavano da loro col cappello in mano, a chiedere cure e medicamenti, consigli e lumi di saggezza.
L'uomo vecchio era raramente considerato un saggio, un consigliere della comunità; era semplicemente uno che non era piú capace di reggere lo spadone o la zappa, e la sua debolezza muscolare lo deprezzava e gli toglieva ogni autorità.
Ma la donna vecchia era spesso guardata come una custode dell'esperienza e della saggezza, e rispettata per ciò che aveva accumulato nella mente, indipendentemente dalla sua decadenza fisica.
Era anche la consulente delle donne giovani per tutto ciò che riguardava le interruzioni di gravidanze o i filtri di fertilità: con questo minacciava da vicino la zona della procreazione, sulla quale la classe dominante intendeva conservare pieno controllo in quanto legata alla richiesta di una manodopera sovrabbondante e perciò piú disponibile per lo sfruttamento.
Oltretutto i sabba, riunioni segrete in luoghi difficilmente accessibili, diventano poli di attrazione per i ribelli e i contestatori; le prime congiure (cum jurare, giurare insieme) di contadini nel Trecento (come le Leghe del Falco e dell'Elefante nel Trentino) si organizzano durante i sabba.
Se i congiurati venivano scoperti, la pena minima era il taglio della mano destra, che avevano alzato all'atto del giuramento, e della lingua, che aveva pronunziato il patto di congiura.
Qualche volta a queste leghe partecipava anche il basso clero delle zone rurali, come gli otto preti fatti giustiziare tutti in una volta dal vescovo di Trento Bernardo Clesio, nel 1525, durante la guerra contadina.
La resistenza delle donne del popolo all'annientamento della loro cultura e di quanto restava della loro autonomia e della loro dignità fu cosí tenace, che ci vollero secoli per estirparla.
Dal XIV al XVIII secolo, nei vari paesi cristiani, centinaia di migliaia di "streghe" furono bruciate sui roghi.
Ma quante altre, di cui la storia non ci racconta, furono ridotte a condizioni subumane di terrore, di frustrazione, di lavori forzati? E quante ancora, che dovremmo conoscere meglio ci hanno lanciato un messaggio di lucido coraggio e di rifiuto della sconfitta, come la contadina modenese Domenica Barbarelli, che dopo aver confessato di essersi recata la notte al "gioco di Diana", piscia sul crocifisso che le hanno teso i santi inquisitori, esclamando che preferisce el suo, il suo demone, che non è quello del boia e del suo padrone, pur sapendo che questo la porterà inevitabilmente al rogo? La caccia alle streghe è un attacco frontale contro le residue autonomie che alimentavano le ribellioni del mondo contadino.
Nei paesi cattolici, basati sull'economia agricola, si risolve con la nuova politica di massa della chiesa, l'"evangelizzazione" delle campagne.
Nei paesi protestanti, avviati ad una intensa industrializzazione grazie allo sfruttamento coloniale delle "razze" subalterne, dura piú a lungo: per trasformare i contadini della metropoli in proletariato industriale è necessario sradicare le sue tradizioni, la sua cultura autoctona, riportare la donna alla schiavitú della manovalanza bruta, che fornirà manodopera a buon mercato per i nuovi impianti industriali.
L'attacco alle donne è anche l'offerta di una compensazione al lavoratore sfruttato e oppresso, per legarselo rivalutando la sua maschilità e dandogli una vittima sulla quale riversare le sue frustrazioni, un capro 24 espiatorio a titolo personale.
"Sia benedetto l'Altissimo, è scritto nel Malleus Maleficarum, che ha voluto risparmiare il sesso maschile da un delitto cosí orrendo", ossia l'essere strega.
In Italia la politica di massa della Chiesa si sviluppa dopo il concilio di Trento.
Il potere teocratico, con l'affermarsi della scienza che indaga sulle leggi della materia e dell'energia, si trova di fronte un nemico assai piú pericoloso delle eresie.
L'eresia rimaneva sempre all'interno del sistema teocratico, accettava i principi della trascendenza e della rivelazione, e cercava tutt'al piú di tirare dalla parte dei poveri un dio inventato per i ricchi: operazione destinata al fallimento.
La scienza invece è antitetica ai principi stessi della teocrazia, e ne corrode i fondamenti; tanto piú che si sviluppa all'interno della classe dominante, dividendola in due tronconi antagonistici e rischiando di indebolirne il potere.
Bisogna correre ai ripari, e assicurarsi una riserva di forze conservatrici negli strati sociali fino allora emarginati e tenuti a bada con la semplice brutalità della repressione; per costruire un consenso, è necessaria anche l'azione persuasiva, l'integrazione nella cultura del potere.
La maggioranza della popolazione risiede ancora nelle campagne e, nonostante la secolare presenza di pievi, abbazie e monasteri, è scarsamente cristianizzata, probabilmente perché gli stessi monaci e preti rurali erano piú vicini all'antica cultura contadina che non alle Sacre Scritture.
La Compagnia di Gesú organizza delle squadre di missionari che vanno a propagare la fede tra i contadini e i pastori, e soprattutto tra le loro donne.
In un rapporto del 1651, dopo aver evangelizzato una zona nemmeno molto remota attorno a Eboli, Scipione Paolucci, servus Jesus, racconta: "Eranvi nella campagna di Evoli da cinquecento guardiani d'armenti divisi in varie ville e poderi di quel contado...
Domandati quanti Dei ci fossero, chi rispondeva cento, chi mille, chi altro numero maggiore, stimandosi piú saccente quanto piú ne cresceva il conto...
Richiesti, che cosa mai pensavano che fosse Iddio, con nettie stravagantissime altri dicevano essere il papa, altri il lor padrone, altri quei stessi padri che gl'istruivano...".
Le tecniche di recupero e di predicazione son varie: "... hora con poche ma efficaci parole, quasi fulmini dal cielo, hora con vehementi schiamazzi e spaventose grida, quanto piú importune e fuor d'hora, tanto piú a tempo giovevoli per ispaventare gli uccellacci dello Inferno; hora con sermoncini proportionati al bisogno nelle piazze piú habitate... si rinfaccia a' peccatori la miseria del loro stato, si minacciano vicini i gastighi etc. etc." Avendo recepito soprattutto l'ultimo concetto, esposto da "padri" che avevano alle spalle il re di Napoli e tutti i suoi sbirri, le famiglie dei mandriani "riconosciuto il loro obbligo s'invitarono da se stessi a far delle penitenze per soddisfattione de peccati commessi... si battevano con gli staffili da bovi o colle spine affasciate delle siepi; si davano delle gagliarde guanciate o pure con sassi si percotevano il petto alla peggio... e con rustici ma cordiali presentucci testificarono il loro affetto".
(Carlo Ginzburg, "Folklore, magia, religione").
In Italia vinsero i gesuiti, col bastone e la carota.
Dopo l'ondata terroristica si lavora a consolidare il consenso: si recuperano gli antichi culti animistici con la pluralità dei santi, ciascuno addetto ai fenomeni e alle attività quotidiane con caratteristiche protettive; s'insiste su Maria madre molto piú che su Maria vergine, dando origine al "mammismo" tipicamente italiano, e si creano le piú svariate immagini della madonna con culti separati; si dà corda al campanilismo, anch'esso tipicamente italiano, mettendo in gara i santi patroni dei vari comuni; si rende attraente la propaganda con la sapiente regia delle cerimonie e la sontuosità carnevalesca delle processioni, con la spettacolarità delle chiese barocche, con le immagini zuccherose e sensuali di Cristo e delle sante che vengono appese su tutti i letti, con i calendari e gli almanacchi illustrati che mescolano abilmente religione e agricoltura e sono per i contadini la prima forma di cultura scritta; vengono potenziate le forme piú primitive di superstizione, come gli esorcismi per gl'"indemoniati", le "rogazioni" contro la siccità o la grandine, i processi ai sorci, alle locuste o ai bruchi con tutto l'apparato giudiziario ufficiale, dal magistrato al boia.
Cosí manipolati, i contadini e soprattutto le loro donne forniranno una barriera difensiva per i poteri piú retrivi legati alla teocrazia, dal feudalesimo tardivo del '600 e '700 alle mobilitazioni sanfediste, ai voti per la Democrazia cristiana.
La caccia alle streghe, nonostante la sua carica antifemminile, ha trovato fin dall'inizio l'appoggio e l'approvazione non solo delle dame dell'aristocrazia ora urbanizzata nelle corti, ma soprattutto del ceto emer gente delle mercantesse e delle mogli dei banchieri.
La figura della mercantessa, che conta i soldi col marito e dirige l'azienda durante le sue assenze, comincia ad affiorare durante l'epoca comunale.
Il mercante deve viaggiare molto; diffida dei suoi dipendenti e anche dei suoi soci; spesso anche dei figli che potrebbero soppiantarlo.
La sola persona i cui interessi economici coincidano perfettamente con i suoi, date le leggi sul patrimonio, è la moglie; soltanto di lei si pub fidare fino in fondo, ed è perciò necessario che impari a far di conto, a sorvegliare i dipendenti, a trattare gli affari quotidiani.
Se rimane vedova, spesso la sua competenza s'impone agli eredi, e l'azienda rimane sotto la sua direzione.
Nei paesi dove si afferma la riforma protestante, le donne della nuova borghesia del denaro, liberate dalle strettorie del diritto canonico, riconquistano il diritto al divorzio e a una maggiore autonomia patrimoniale; e se pure una donna nubile non può entrare a far parte delle ghilde e corporazioni, alla moglie di un iscritto vengono estesi i diritti e i privilegi del marito.
Nell'Inghilterra del '600 e del primo '700, fino all'invenzione del telaio 26 meccanico, la produzione tessile è ancora gestita dalle donne, che curano anche le vendite al dettaglio; e si citano molte donne che posseggono negozi di abbigliamento o cartolerie o librerie, che fanno le usuraie o dirigono un monte-pegni, o che addirittura sono armatori (armatrici?) di navi in proprio o fornitrici di uniformi per l'esercito e la marina.
Le donne della borghesia mercantile e manifatturiera, che dimostrano notevoli capacità nel maneggio del denaro, hanno un profondo disprezzo per il mondo contadino, che subisce il gioco della moneta senza potervi partecipare.
Non meno sprezzante è l'atteggiamento delle donne dell'aristocrazia, che spesso si elevano al selezionatissimo olimpo dell'alta cultura; dal Rinascimento all'Illuminismo abbondano le letterate e le artiste, le studiose e le scienziate, le animatrice di salotti piú prestigiosi delle università.
Per loro, la cultura popolare, e le donne che la rappresentano, sono una volgarissima congerie di superstizioni e di villana rozzezza.
Dame e mercantesse si ritrovano nei palchi eretti sulle piazze per assistere allo spettacolo delle streghe bruciate vive, e applaudono piamente alla severità dei magistrati contro quelle donnacce che offendono l'intero sesso femminile.
La raffinata e sensibilissima marchesa di Sevigné, scrivendo con la sua celebre raffinatezza alla sensibilissima contessa di Grignan sua figlia, descrive dettagliatamente il supplizio al quale ha assistito, conversando con la migliore società stipata nel palco, della Voisin, la strega parigina condannata a morire a fuoco lento perché ha rifiutato di convertirsi; e si fa beffe dell'unico spiraglio di umanità offerto alla condannata dai soldatacci del corpo di guardia che la ubriacano perché possa sentire meno le atroci, lunghissime sofferenze.
Le dame dell'alta cultura non pongono il problema dell'emancipazione giuridica della donna: sono già emancipate di fatto, in ogni senso, e tendono piú a realizzare la loro parificazione personale con gli uomini dello stesso livello che a occuparsi delle altre donne.
Il problema viene posto invece dalle borghesi del mondo degli affari, piú legate alla realtà produttiva e ai meccanismi economici, e piú consapevoli degli aspetti politici della loro posizione.
La creazione degl'istituti parlamentari in Inghilterra stimola le donne della borghesia in espansione, intraprendente e sicura di sé, a lottare per una partecipazione al potere.
È vero che il passaggio dall'impresa mercantile e manifatturiera all'impresa industriale, grazie alla rivoluzione tecnica, tende a respingere le mogli degli imprenditori nell'inattività e nel parassitismo: il capitàno d'industria è meno incline del mercante ad associare la moglie alle sue imprese, perché gli occorrono collaboratori specializzati e tecnicamente preparati a far funzionare e migliorare le macchine, e amministratori non improvvisati.
Tuttavia il seme è gettato, e saranno le borghesi anglosassoni a impostare le rivendicazioni femministe sul piano giuridico e politico.
Negli Stati Uniti le donne, non intralciate da un'aristocrazia semifeudale ancora potente in Inghilterra, sono nel diciottesimo secolo le piú avanzate.
Le mogli dei proprietari terrieri, dei commercianti e imprenditori di origine anglosassone partecipano attivamente alle lotte per l'indipendenza nazionale ponendo con forza la questione della parità giuridica con gli uomini.
Abigail Adams, moglie del primo vicepresidente e secondo presidente degli Stati Uniti, consegna al marito un documento firmato da un folto gruppo di signore, in cui si dichiara che "se la futura Costituzione non consacrerà un'attenzione particolare alle donne, noi siamo decise alla rivolta, e non ci considereremo obbligate a osservare le leggi che non rappresentano i nostri interessi".
Naturalmente "le donne" non comprendevano le serve e le schiave, le indiane e le negre o comunque "colorate" o semplicemente non anglosassoni.
Qualche strega si bruciava ancora.

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