JOYCE LUSSU
Padre, padrone
padreterno
introduzione
Joyce Lussu Salvadori (nata a Firenze nel 1912) riceve dai genitori,
progressisti e antifascisti, un'educazione libera, rivolta all'impegno
politico e agli interessi sociali.
I giudizi della madre "casalinga obbligata ma indomita e sibillina",
che le parlava dei suoi periodi passati nelle carceri fasciste e al confino
come di epoche di sontuosa libertà dai lavori forzati della vita
domestica, hanno contato molto nella sua vita. In una lettera del 1944
alla figlia scrive: "... quando sarai arrivata verso la mia età,
quando sembra che si abbia piú tempo, e non si è affaccendati
dalla mattina alla sera come quando si è piú giovani, allora
dovresti scrivere la tua autobiografia, e tutte le avventure di viaggi,
di guerra e di politica...".
E Joyce svolge un'intensa e policroma attività letteraria, sempre
dominata dall'impegno politico, ricco di "tensione progressista"
e privo di ogni retorica.
In queste pagine, considerate un`ipotesi di lavoro", Joyce Lussu
affronta in chiave storica, i temi fondamentali della condizione femminile.
È questa un'angolazione di analisi alquanto innovativa: nel mondo
occidentale si sono pubblicati molti libri sulla donna, ma sempre dal
punto di vista sociologico, psicologico o biologico, mai storico.
La donna è qui vista come protagonista della lotta contro -le classi
dominanti, e ne viene evidenziato ed esaltato il suo ruolo "dentro
la storia". Ma dire donna, non basta. Occorre analizzare all'interno
del pianeta donna, la divisione in classi, dove da una parte vi è
accumulazione di rapina e abuso di potere e dall'altra fatica, terrore,
ribellioni.
Nel mondo antico vi è infatti una bella differenza tra l'essere
una schiava agricola o un'etera che conversa con Pericle, o in epoca feudale,
tra la moglie di un servo che non possiede nulla, perché tutto,
dalla terra al corpo della moglie sono del suo signore e la castellana
che ha in mano larghe fette di potere economico e politico e attorno alle
cui gonne bordate d'oro si tramandano le epopee cavalleresche.
Un tempo si chiamava "storia" solo quella delle classi dominanti;
oggi questo punto di vista appare inaccettabile. Le masse femminili, per
quanto subalterne, non sono state passive "fuori della storia",
ed è di loro in particola re che trattano queste pagine, in cui
si cerca di analizzare qual è stato e qual è il loro ruolo
e di individuare in che modo la donna si pub riappropriare della sua storia
non scritta.
Carla Piccinini |